Tratto da "la stampa" 22-07-2001

Lettere al giornale

"A Taggia umiliata e offesa la storica band dei Nomadi"

L'altra sera è accaduto un fatto che definire increscioso è a dir poco eufemistico. Allo sferisterio era in corso un concerto dei Nomadi, gruppo noto per essere, prima che musicale, pacifista. Per tutta la durata, il cantante ha invitato i presenti alla fratellanza, alla solidarietà, alla non-violenza. Ha rifiutato (e consigliato di rifiutare a chi lo ascoltava) di essere "etichettato": non di destra o di sinistra, non bianco o nero, non uomo o donna, non europeo o africano; l'unica distinzione possibile è quella di essere portatori di pace o portatori di guerra.
Ebbene, nel mezzo del concerto, proprio mentre il gruppo interpretava una canzone toccante e profonda come "Primavera di Praga", un'addetta dell'organizzazione si è permessa di chiamare il capo storico della band, Beppe Carletti, e di suggerirgli di cambiare repertorio perché, testuali parole, "la gente si stava rompendo i c…"! Carletti ha preso il microfono con la voce rotta dalla mortificazione subita e ha riferito fedelmente al pubblico le parole che gli erano state appena rivolte. Ha detto che i Nomadi esistono dal '63 e perciò è evidente che in un concerto possano essere interpretate canzoni di quegli anni (come "Primavera di Praga") e che le canzoni del gruppo sono sempre state messaggi di pace e di tolleranza.
L'umiliazione subita ha impedito al complesso di proseguire il concerto e, dopo tre canzoni storiche (Canzone per un'amica, Dio è morto e Io Vagabondo), cantate peraltro con la voce rotta dalla rabbia e dallo sdegno, i Nomadi hanno chiesto scusa ai numerosissimi fans e hanno lasciato il palco. Sono però immediatamente scesi tra la folla, perché lo spirito del gruppo è quello di considerarsi "uno di noi", e hanno stretto centinaia di mani, firmato autografi e chiesto ripetutamente scusa, anche se nessuna colpa è da addebitare a loro. Il gruppo si è comportato in maniera dignitosissima e coerente con il suo pensiero.
Questi i fatti, ora le considerazioni. Da anni siamo ammiratori dei Nomadi anche per la loro musica, ma sopratutto per i messaggi che trasmettono. L'altra sera abbiamo assistito a uno spettacolo che, in una nazione cosiddetta "libera", non credevamo possibile. Qualche anno fa, gli Inti Illimani vennero in Italia per esibirsi proprio con i Nomadi e quando un giornalista chiese loro perché erano venuti qui, risposero:- Perché in Italia si è liberi di cantare e suonare -. Evidentemente Taggia non è Italia. Non sappiamo a quale schieramento appartenga l'amministrazione di Taggia, ma con il comportamento della sua incaricata ha chiaramente dimostrato di essere intollerante e meschina.
Siamo schifati da ciò che è accaduto e compatiamo gli abitanti della cittadina, forse costretti a vivere in un "regime" che ricorda altri tristi tempi. Noi, popolo dei Nomadi, ci siamo sentiti prima di tutto feriti ed addolorati per l'offesa personale e professionale subita da sei persone alle quali vorremmo assomigliare, e poi offesi ed insultati noi stessi perché una qualsiasi "addetta" si è permessa di parlare a nome nostro.

Tamara Decia
Chiara Cassullo
Massimiliano Decia
Maura Loffredo
Giovanna Fechino e
Carlo Brignone

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