Tratto dal sito www.acrinrete.info

Pubblicata in data 20/8/2005



Sempre Nomadi. E’ questo il saluto che i 5500 fans hanno gridato al bellissimo concerto del gruppo più longevo d’Italia. E mai avverbio fu più azzeccato per una band che è stata sul punto di sciogliersi più volte e che ha continuato a vivere grazie allo spirito e alla tenacia che da sempre li ha contraddistinti, lontani dai riflettori e dallo star system, ma vicini ai cuori dei loro fan.
Una leggenda che continua a durare.
Dicevamo concerto bellissimo, coinvolgente, che ha soddisfatto tutti i fans presenti, tutte le maggiori canzoni sono state riproposte da Auschwitz a Dio è morto e alla fine dopo due ore di musica Beppe, Danilo, Cico, Massimo, Sergio e Daniele intonano le note di Io Vagabbondo e l'anfiteatro Comunale esplode!
Abbiamo incontrato l’intramontabile tastierista dei Nomadi, Beppe Carletti l’anima storica gruppo emiliano, al quale abbiamo rivolte alcune domande:
Io vagabondo rappresentò una svolta, nella vostra carriera. Fu una scelta consapevole? Quando nell'inverno del 1971 registrammo il provino di Io vagabondo, non ci rendemmo conto che sarebbe stata così importante per noi: ci piaceva, ma non saremmo mai stati in grado di prevedere che sarebbe diventata il nostro inno. Ci interessava soprattutto perché ci sembrava adatta alla nostra immagine, anzi alla nostra identità: per noi Nomadi era naturale cantare un brano intitolato Io vagabondo. Sembrerà incredibile, ma c'è stato addirittura un momento, intorno la fine degli anni Settanta, in cui non la proponevano neanche più dal vivo: il pubblico l'aveva quasi dimenticata. Poi i nostri fan hanno iniziato a richiederla con insistenza e così l'abbiamo riscoperta.

Cosa è cambiato nel vostro modo di fare musica?

Penso che uno dei nostri segreti sia quello nel suonare tantissimo e lo facciamo sempre. Sembrerà strano, ma non è cambiato nulla, a noi piace suonare e noi suoniamo quello che viviamo, per questo che il nostro modo di fare musica non è cambiato e penso che mai cambierà. Poi noi amiamo suonare e ci piace farlo sul palco per stare sempre in contatto con il nostro pubblico. Con 5500 persone davanti è un continuo scambio di emozioni, un dare e un ricevere.

Cosa pensano i Nomadi dell'attuale sinistra nazionale?

I Nomadi sono impegno sociale, non abbiamo mai voluto rapportarci con la politica, anche perchè la politica la sentiamo distante. Si abbiamo delle idee, che certamente non si avvicinano a quelle del nostro attuale primo ministro. Per quanto riguarda Prodi, è un ottimo collante viste le ultime polemiche che ci sono state, penso lui sia il meglio.


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