http://www.sorrisi.com 2/3/2006

I Nomadi «occupano» Sanremo

Oltre diecimila persone hanno applaudito lo storico gruppo che si è esibito in piazza Colombo

«Vinceremo, vinceremo, vinceremo» hanno scandito le oltre 10.000 persone che ieri sera hanno riempito Piazza Colombo, a Sanremo, per il concerto dei Nomadi, trasmesso in diretta da RTL 102,5. Danilo Sacco, la voce del gruppo, aveva appena terminato di cantare «Dove si va», brano che il gruppo ha portato a Sanremo, e la piazza ne conosceva già a memoria le parole. La canzone, poi ripetuta nel corso della lunga serata, è stata presentata insieme a «Con me o contro di me», tema guida dell'ultimo album dei Nomadi, a cui questo brano dà ill titolo e uscito all'indomani della loro esibizione sul palco dell'Ariston. Un concerto intenso, durato oltre tre ore e intervallato, secondo lo stile del gruppo, dal contatto con il loro pubblico che ha riempito il palco di messaggi e regali che gli artisti hanno letto e aperto uno ad uno. Striscioni, bandiere, fogli, sciarpe, ma anche bottiglie di vino, generi alimentari, oggetti di ogni tipo. Segno di un contatto vero, sanguigno, fisico che questo storico gruppo ha con la sua gente arrivata, ieri sera, da ogni parte d'Italia. Dalla lontana Sicilia, dalla più vicina Liguria, dalla loro Emilia. E il palco, a ulteriore conferma, si è riempito di ospiti come don Antonio Mazzi che si è definito «il loro cappellano» e che si è augurato di avere ancora vent'anni di tempo per poter confessare i sei "nomadi" uno alla volta. Oltre tre ore di canzoni e parole, messaggi di impegno sociale come la richiesta di aiuti per Emergency, per l'Unicef con l'arrivo sul palco di un bambino «Sono qui» ha detto «perché so che i Nomadi aiutano noi piccoli», il saluto ad amici sparsi per l'Italia e impegnati nel volontariato e «a chi» ha detto Sacco «fa fatica con il suo stipendio ad arrivare a fine mese».
Oltre tre ore di canzoni che hanno attrraversato gli oltre quarant'anni di storia del gruppo a cominciare dalle leggendarie «Auschwitz», «Noi non ci saremo», «Dio è morto» e «Noi non ci saremo» dell'amico Francesco Guccini passando da «Un pugno di sabbia» e «Ho difeso il mio amore» per concludere con l'immancabile «Io vagabondo» cantata da tutta la piazza e, sul palco, da Ivana Spagna e Riccardo Maffoni, in gara questa sera fra i «Giovani» e della stessa casa discografica dei Nomadi. «Io sono a Sanremo» ha detto Spagna «in gara come loro, ma i Nomadi sanno che faccio il tifo per loro».
Sul palco anche il sindaco Claudio Borea, l'assessore Igor Varnero e il direttore artistico del comune di Sanremo Pepi Morgia per annunciare la sfida di calcetto di oggi fra il gruppo e l'amministrazione comunale sanremese. E pensare che questa sera i Nomadi cantano all'Ariston, altri artisti si sarebbero trincerati in albergo. Loro no, essere "nomade" vuol dire stare in strada, fra la gente. E cantare per gli altri e per sé oltre tre ore. E poi fermarsi ancora sotto il palco in Piazza Colombo a salutare i tanti che erano rimasti stringere mani, fare fotografie e firmare autografi. E Beppe Carletti, lo storico fondatore del gruppo 42 anni fa, ci ha confessato il suo sogno: un concerto con gli artisti della sua terra, fra Modena e Reggio Emilia o, come direbbe Guccini «fra la via Emilia e il West». Un concerto con Zucchero, Ligabue «e, magari» dice «Vasco Rossi che, purtroppo non ho mai incontrato».

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