Nomadi for indonesia



Il diario di Gabriella
Incalza Kaplanova
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Tsunami 1 anno dopo: Beppe Carletti dei Nomadi va a controllare gli aiuti

Cari amici

Di ritorno dall’Indonesia volevo mostravi, con grosso orgoglio, la foto, davanti alla clinica medica di Meulaboh terminata nelle proprie opere murarie, del gruppo che è venuto con noi a visitarla e parte dello staff locale di PKPA (Ecpat Sumatra).
Siamo davvero contenti.
Abbiamo trovato i lavori murari ormai completati e il gruppo degli esperti in assistenza medica che era con noi ha, metro alla mano, approntato le piccole modifiche legate alla tipologia dei macchinari medici che sono in spedizione.
Entro marzo dovrebbe giungere in loco il container con tutti i mobili e le forniture mediche.
Se tutto va come deve andare il centro medico aprirà i battenti definitivamente ad aprile (anche se è già operativo un centro per le emergenze e una clinica mobile che cura le emergenze e fa attività di prevenzione direttamente nei campi, nell’orfanotrofio e nelle tendopoli). Si tratta (purtroppo) dell’unica opera Italiana che abbiamo avuto modo di vedere nell’area di Meulaboh (che è la città dell’Isola di Sumatra di fronte all’epicentro dello tsunami) e di una delle poche costruzioni ormai terminate nei tanti chilometri di costa da noi visti.
La distruzione è ancora notevole e la popolazione ancora non del tutto uscita dalla paura. Del resto le ferite inferte alle famiglie sono ancora notevoli: in uno dei campi profughi visitati su 500 nuclei famigliari i bambini sono solo 250, cioè meno di un sesto di quelli in vita prima del 26 dicembre 2004.
La vista, sulla strada principale del paese, del grosso cartello che annuncia la clinica e del logo di Ecpat Italia ci ha commosso e riempiti di orgoglio, che però non ha scemato la tristezza per le ancora insufficienti cose presenti (a fronte, invece, delle tante che solo un anno fa erano state promesse)
Il centro opererà nel settore della pediatria, della ginecologia e della ostetricia (con interventi anche nel settore dell’educazione alla genitorialità consapevole), della medicina generale, della piccola chirurgia d’emergenza. Ci sono anche tre stanze per i ricoveri (cosa inusuale in Indonesia, dove le gente non ama restare la notte in ospedale) dei casi che non si può che trattenere almeno per alcuni giorni in osservazione.
Il centro è completato da un gabinetto dentistico (a Meulaboh non ci sono dentisti specializzati) e una farmacia.
Al centro faranno riferimento circa 1000 nuclei famigliari divisi in due campi profughi, i venti bambini dell’orfanotrofio gestito da PKPA, oltre ad alcune migliaia di persone che abitano nella periferia sud della città.
Poi, a giugno dovrebbero iniziare i training sulla gestione delle emergenze, in concomitanza con l’arrivo dell’ambulanza attrezzata che si sta preparando.
L’estate prossima alcuni medici si sono offerti per andare a Meulaboh come volontari e prestare le loro attività e fare ulteriore formazione del personale locale. Per loro sarà apprestata una foresteria nei locali del vecchio centro di PKPA, a circa 800 metri dal nuovo.
Il progetto, fortemente voluto da Ecpat Italia, dal gruppo musicale I Nomadi, da Rock No war e dalla Croce Verde di Reggio Emilia, ha avuto il generoso sostegno economico anche di ACI Ventura Travel che ha devoluto alla iniziativa la somma di norma devoluta a fornitori e amici nei regali natalizi.
Il progetto costerà di più di quanto preventivato e, al momento, purtroppo, NESSUNA AMMINISTRAZIONI DELLO STATO ITALIANO CI HA OFFERTO AIUTI ECONOMICI (ma non demordiamo).
Abbiamo bisogno di almeno 40-50.000 euro ulteriori PER FAR FRONTE ALLE NECESSARIE URGENZE E ALLA PRIMA GESTIONE.
Chi può aiutarci si faccia avanti. Non chiediamo necessariamente soldi, ma anche la vostra fantasia e le vostre conoscenze per poter raggiungere i nostri obiettivi.
Visitando il sito di ecpat italia (www.ecpat.it) potrete vedere come potete aiutarci o i nostri conti correnti.

Un ringraziamento e un abbraccio a tutti.

Marco Scarpati

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